25° Epicentro: discorso di don Nico al termine della Messa
25° Epicentro: discorso di don Nico al termine della Messa

25° Epicentro: discorso di don Nico al termine della Messa

Caro don Gianni,
fratelli e sorelle, amici cari, cari ragazzi dell’Epicentro Giovanile,

non mi sembra vero: l’Epicentro ha 25 anni! Un quarto di secolo (detto così fa più impressione)! Tutti i ragazzi che frequentano oggi l’Epicentro Giovanile non erano neppure nati quando nel 1993 Mons. Cesare Bonicelli mi affidò il compito di dare vita a questa realtà. La cosa mi intrigava ma non sapevo bene cosa fare, come iniziare… Mons. Bonicelli era un uomo di Dio, guardava lontano e soprattutto amava i giovani. Aveva capito che bisognava “inventare” qualcosa di nuovo, che andasse fuori dagli schemi per andare incontro ai giovani, a tutti i giovani, soprattutto quelli lontani dai nostri ambienti. Ho cercato di realizzare come meglio ho potuto il sogno di don Cesare rendendolo parte della mia vita fin quando la mia vita è diventata un tutt’uno con questo sogno. Ricordo sempre l’ultima telefonata con lui: gli avevo inviato alcune foto scattate durante uno dei tanti viaggi in Benin con i ragazzi. Mi disse che le aveva sulla scrivania ma, a causa della malattia, non riusciva più a scrivere e a rispondermi. Ma era contento. Chissà cosa direbbe oggi… Il mio grazie più grande va a lui e sono certo che dal cielo ci sta sorridendo e gioisce con tutti noi.

25 anni: una ricorrenza che inevitabilmente fa pensare al tempo passato. E se penso agli inizi… Quanta fatica! Oltre alle difficoltà legate alla struttura, all’epoca semi abbandonata, il neonato Epicentro dovette subito scontrarsi con le incomprensioni, i pregiudizi e lo scetticismo di alcuni, anche di chi invece avrebbe dovuto sostenere e incoraggiare. Si trattava di una novità e, si sa, in certi ambienti le novità suscitano sospetti e ostilità soprattutto quando le si percepisce come concorrenti.

Nonostante tutto i ragazzi ed io, tra successi e fallimenti siamo cresciuti, siamo andati avanti e l’Epicentro con il passare del tempo è diventato una realtà sempre più solida e presente nella nostra città. Tantissime le esperienze vissute con i ragazzi in questi anni: enumerarle e raccontarle sarebbe troppo lungo. Ma la cosa più bella sono le testimonianze di tanti giovani che, passati di qui, si sono sentiti amati, sostenuti, incoraggiati, rimproverati, perdonati. “L’Epicentro è la mia seconda casa” è la frase che più spesso mi sono sentito e mi sento dire. È bello aver offerto una casa, un punto d’incontro dove anzitutto poter stare insieme in un modo diverso, crescere insieme… Ci sono qui giovani adulti, giovani sposi con i loro bambini che, ne sono certo, nel loro cuore conservano come un tesoro prezioso le esperienze vissute all’Epicentro.

25 anni: una ricorrenza che inevitabilmente fa pensare anche al futuro verso il quale i giovani sono proiettati. Vogliamo guardare al domani con speranza senza cedere allo scoraggiamento, al disfattismo e alla rassegnazione. Vogliamo continuare ad essere un punto di riferimento per i ragazzi che frequentano e frequenteranno. Vogliamo continuare a sognare un futuro migliore consapevoli delle difficoltà e delle sfide che dovremo affrontare. Vogliamo continuare a guardare ai giovani come una risorsa e non come un problema senza nasconderci le difficoltà tipiche dell’età e del tempo che stiamo vivendo.

25 anni: una ricorrenza per guardare anche al presente e ringraziare il Signore per il cammino compiuto fino ad oggi. Lui non ha mai fatto mancare la sua presenza attraverso i piccoli segni, i momenti quotidiani, gli incontri e anche attraverso le situazioni difficili che ci hanno aiutato a metterci in discussione, a ripensare le nostre scelte, a rimanere umili. Ringrazio il Signore perché in ogni circostanza non ha fatto mai mancare la sua Provvidenza che in questo ultimo anno si è manifestata, caro d. Gianni, nella tua venuta qui tra noi. Provvidenzialmente, è proprio il caso di dirlo, sei qui in mezzo a noi nello stesso giorno in cui io e Mauro un anno fa ti incontrammo per la prima volta a Latina. Io e i ragazzi vogliamo dire grazie anche a te, nostro padre e amico, perché ci sentiamo sostenuti e incoraggiati dalla tua presenza, perché fin dal tuo arrivo hai guardato con simpatia e attenzione la nostra realtà e l’hai bene-detta. Ed ora, al termine di questa celebrazione, con la gioia nel cuore, ti chiediamo ancora una volta di benedirci.