Trent’anni meravigliosi nelle parole di Giuseppe
Trent’anni meravigliosi nelle parole di Giuseppe

Trent’anni meravigliosi nelle parole di Giuseppe

Ringrazio quel giorno che mi sono convinto e finalmente deciso di passare per l’Epicentro.
Parto dicendo che ho sempre saputo dell’esistenza di questa “struttura”, queste palazzine colorate in mezzo a tanti alberi con un grande piazzale al centro e soprattutto vicino al campo da calcio. Per me, che non avevo mai frequentato questo luogo, l’epicentro era questo.
Tutto è partito da don Nico ovviamente che, da buon professore di religione, nelle sue lezioni a scuola ci parlava dell’Epicentro!
A parte gli scherzi ho sempre ammirato le sue lezioni di vita, ma ciò che mi attirava di più erano proprio le immagini dei suoi viaggi con i ragazzi dell’Epicentro.
Tutto questo mi sembrava molto bello ma inspiegabilmente irraggiungibile.
Eppure l’Epicentro era sempre lì, pronto ad accogliere nuovi ragazzi.
Il problema in questo caso, come nella maggior parte della nostra vita, partiva da me stesso; mi ero creato un blocco mentale e soprattutto la convinzione di non avere tempo per frequentarlo.
Ad oggi sono estremamente convinto che più si è impegnati e più ci si trova il tempo per fare anche qualcos’altro.
Indagando sul come trascorressi le giornate e soprattutto su quanto tempo dedicassi realmente a me stesso, capii che spesso ci dedichiamo solo al lato estetico mettendo da parte la cosa più importante: la nostra anima.
L’anima è un qualcosa che cresce giorno per giorno alimentata da esperienze, cattive o buone che siano, dalle persone di cui ci circondiamo e soprattutto dai sentimenti.
Così una sera mi decisi e finalmente per la prima volta varcai le porte dell’Epicentro. La prima impressione non fu delle migliori ma allo stesso tempo mi bastò poco per integrarmi. Avendo 17 anni decisi di iniziare a frequentarlo proprio per quelle famose uscite che tanto mi attiravano.
Iniziai con un ritiro spirituale; detto così può sembrare un’esperienza strana per un adolescente che non va sempre a messa la domenica o prega tutti i giorni. Quello che accadde e facemmo lì rispecchiò perfettamente quella che è la vita all’Epicentro. L’Epicentro è CASA. Un rifugio dove interrompere momentaneamente le nostre frenetiche giornate e passarle insieme a tanti ragazzi a cui non interessa chi sei, da dove vieni o quanti anni hai.
L’Epicentro mi ha graffiato il cuore, ha lasciato inevitabilmente un segno dentro di me che ha influenzato il mio modo di ragionare e di vedere le cose e auguro a tutti i ragazzi di trovare nella vita dei luoghi così spronanti e che stimolano la parte migliore di noi stessi.
Vorrei concludere citando lo scrittore Davide Cerullo dicendo che non basta vivere per potersi definire realmente vivi.

Grazie ancora Epicentro e buon compleanno!

Giuseppe Villani